Il Piroscafo Oria, affondò il 12 Febbraio 1944 a sole 25 miglia a sud di Atene, provenendo da Rodi. Trasportava 4200 Internati Militari Italiani appartenenti a tutte le Armi, condotti verso la prigionia dopo aver rifiutato di collaborare coi regimi nazifascisti dopo l’Armistizio.
Meno di 30 si salvarono. Pochi ebbero una sepoltura, e se la ebbero fu anonima. Nessuno di Loro è mai stato ricordato. Le loro famiglie non ebbero notizie per quasi settant’anni, né sulla sorte precisa, né sul luogo della tragedia.
Le ricerche di alcuni discendenti dei caduti, con l’aiuto di altri privati cittadini, enti, associazioni ed istituzioni locali, hanno reso possibile recuperare la lista degli imbarcati, rintracciare il relitto (constatando che tuttora contiene resti umani e reperti capaci di identificare le vittime, purtroppo facilmente accessibili e fortemente esposti), e rintracciare circa 170 famiglie tra quelle coinvolte i volti del loro cari dispersi sono pubblicati sul Muro della Memoria. Ciò è stato possibile in gran parte grazie al web, che ha consentito alle famiglie di ritrovarsi e di mantenere il carattere di un gruppo spontaneo.
Grazie alla municipalità di Saronikos in Grecia (sul cui territorio costiero ebbe luogo il naufragio) ed a una donazione privata, è in corso di realizzazione sul posto un monumento alla memoria, e si conta di inaugurarlo il prossimo 9 febbraio 2014. Altre iniziative si succederanno sino al 12 febbraio, 70° anniversario del fatto.
Tra Italia e Grecia sta facendo da tramite Aristotelis Zervoudis, il sub di Atene che scoprì il relitto e che ha grandissimo merito per tutta la vicenda.
Alcune decine di parenti presenzieranno il 9 febbraio all’inaugurazione e si tratterranno sino all’11 (settantesimo della partenza da Rodi) e al 12 febbraio (settantesimo del naufragio).
Lo scultore che dona la propria opera è un Docente dell’Accademia di Belle Arti di Atene, Thimios Panourgias assieme alla moglie, anch’essa artista, Maro Bargilli.
La collocazione del monumento sarà un tratto di costa vicino alla località di Charakas, una cinquantina di chilometri a sud di Atene, che domina una delle baie ove giunsero a terra molti dei corpi e sulla cui spiaggia furono sepolti in anonime fosse comuni. Di fronte sta la piccola isola di Patroklou (allora Gaiduronisi) su cui si schiantò l’Oria
Un’iscrizione in greco ed italiano ricorderà il sacrificio di questi Italiani abbandonati dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la cui unica arma contro la prosecuzione di una guerra sbagliata fu un “no” che costò a loro la vita e a circa altri 600mila la detenzione nei lager con esiti spesso altrettanto tragici.
Il monumento sta prendendo forma da una delle cinque ipotesi su cui i parenti si pronunciarono on-line. L’ultima ipotesi, per richiesta delle stesse famiglie, vede appoggiata sul marmo la riproduzione di una gavetta, collocata casualmente, come se qualcuno l’avesse lasciata lì, o dovesse raccoglierla. Infatti questo semplice oggetto della vita quotidiana dei soldati è il simbolo della vicenda. Il ritrovamento di alcune gavette tra i rottami del relitto allertò il sub Aristotelis Zervoudis, e tramite le iscrizioni su alcune di esse (nomi, dati, ultimi messaggi e promesse di ritorno), qualche famiglia ha saputo dopo settant’anni l’accaduto.
Lo stesso 9 febbraio e nei giorni a seguire sino all’11 e 12 febbraio (rispettivamente settantesimo anniversario della partenza e dell’affondamento del Piroscafo Oria) altre iniziative si terranno nelle località greche prossime al luogo del naufragio: la presentazione di un libro e di un documentario, incontri tra le famiglie dei caduti e le autorità e popolazione locale, cerimonie commemorative sulla spiaggia del naufragio.
Se le condizioni meteorologiche lo permetteranno, verrà depositata anche una targa sul fondo marino tra i rottami del relitto.
In particolare, il Comune di Vaiano col Sindaco Annalisa Marchi e lo staff della sua Amministrazione hanno preso a cuore la vicenda e da due anni stanno lavorando assieme alla Fondazione CDSE (Centro di Documentazione Storico Etnografica) di Prato, diretto da Alessia Cecconi.
La scoperta che diversi dei caduti provenivano dalla Toscana ha infatti portato da un lato a straordinari e commoventi incontri, e dall’altro all’attivazione di un Progetto della Memoria sostenuto dalla Regione.
Tramite il progetto, tutti i Comuni della Toscana sono stati invitati a verificare nelle loro anagrafi l’eventuale presenza di scomparsi quel 12 febbraio 1944, e ciò sta portando altri risultati.
Sempre in questo quadro di attività, nel 2012 e 2013 a Vaiano si sono tenute due serate di studio e ricordo, con conferenze, partecipazione di storici e testimoni, un concerto e lo spettacolo teatrale “Una gavetta in fondo al mare” di Paolo Ciampi. Il testo dello spettacolo è divenuto una pubblicazione. Nuove iniziative sono previste a Firenze in concomitanza con le cerimonie in Grecia per il settantesimo anniversario del naufragio. Rappresentanti del Comune di Vaiano saranno presenti anche in Grecia.
Anche le Autorità Nazionali Italiane sono state sensibilizzate: l’Ambasciata italiana in Grecia sarà rappresentata dal direttore signor Stefano Lo Savio e dall’ Addetto militare Andrea Venanzi.
Intitolazione di strade, ricerche storiche, tutela del relitto sono alcune delle molte altre iniziative che la rete spontanea delle famiglie sta tentando.
Michele Ghirardelli, nipote di uno dei caduti.